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Il disturbo vestibolare, detto anche labirintite virale nonostante manifestino sintomi differenti, dipende da una infiammazione, appunto, del nervo vestibolare cranico, grazie al quale manteniamo l’equilibrio.
Disturbo vestibolare: cos’è e sintomi
Lo si associa spesso alla labirintite virale perché in entrambi i casi viene colpito il vestibolo, una parte dell’orecchio interno costituito da piccoli ossicini e dal nervo uditivo, anche se i sintomi sono leggermente diversi: per la labirintite vanno dalle vertigini, agli acufeni e all’abbassamento dell’udito; per il disturbo vestibolare si tratta perlopiù di un grave attacco di vertigine.
Decorso
Questi attacchi possono essere singoli e improvvisi, possono estendersi a una settimana o 10 giorni, ma i soggetti in cui si presentano possono anche avvertire fastidi per le settimane successive o addirittura mesi, in cui ci si può sentire fortemente limitati nelle attività. Generalmente, il primo attacco è quello più intenso, dopodiché la sensazione tende ad affievolirsi. La sensazione è la seguente: il soggetto stesso o l’ambiente circostante sembrano muoversi o ruotare. Si tratta sostanzialmente di capogiri che provocano stordimento.
Quando si è colpiti dal forte attacco di vertigini, per via del disturbo vestibolare, si possono manifestare altri sintomi conseguenti: nausea e vomito, scatti dell’occhio (nistagmo), mancanza di equilibrio.
Trattamento
Una volta diagnosticata la patologia attraverso test uditivi ed esami per il nistagmo, ci si può affidare a farmaci specifici da assumere per alleviare i sintomi del disturbo vestibolare: meclizina, lorazepam, corticosteroidi come il prednisone. E’ possibile anche iniziare un percorso di fisioterapia, qualora la patologia si dimostri particolarmente limitante: si tratta di quella che viene chiamata terapia vestibolare.
Quando il paziente viene colpito anche da vomito è importante che venga reidratato, e possono essere assunti specifici farmaci per bloccare la nausea.
E’ bene non utilizzare questi farmaci nel lungo periodo in quanto essi potrebbero addirittura aggravare i sintomi oppure aumentarne la durata – soprattutto negli anziani.