Dormire si sa, è una delle attività preferite dalla maggior parte delle persone sulla faccia della terra, probabilmente perché viviamo la vita correndo sempre di fretta tra lavoro, casa, attività sociali ecc. Scarichiamo le nostre batterie e allora dormiamo per ricaricarle, semplice.
A volte peró il sonno notturno non è abbastanza e dopo pranzo si puó sentire il bisogno della classica “pennichella” pomeridiana, ma fa bene al nostro organismo? Serve sul serio a ricaricarsi quel poco che serve per arrivare alla fine della giornata?
Dormire dopo pranzo fa bene?
Non esiste una risposta netta, univoca all’argomento. Ogni persona ha un proprio bioritmo, che si è modellato nel corso del tempo da abitudini, lavoro, alimentazione, pensieri, riposo, attività fisica ecc., quindi pensare che si possa dare un’unica ricetta è abbastanza utopico.
Si puó peró partire dalle ore di sonno. Quelle si che hanno delle linee guida più o meno generali che ci fanno capire quante ore di sonno servono al nostro organismo per rigenerarsi al meglio. Se per un bambino le ore di sonno consigliate possono arrivare anche a 10/11, quelle consigliate per gli adulti sono (purtroppo direbbe qualcuno) molte meno, in genere 7/8 al massimo per non svegliarsi con un fastidioso mal di testa. Queste indicazioni peró, sono riferite esclusivamente ad un riposo continuativo e notturno. Non prendono in considerazione il riposino pomeridiano.
La “pennichella” pomeridiana
In realtà, diversi studi hanno confermato il fatto che il dormire post pranzo fa bene alla salute, serve a resettare il cervello durante l’arco della giornata e puó rendere le attività successive un po’ più produttive, ma attenzione alla durata. Il riposino pomeridiano è utile e porta benefici solo quando dura dai 20 ai 30 minuti.
Questo è il tempo necessario per permettere all’ organismo ed al cervello di ricaricarsi. Dormire una o due ore invece, potrebbe rivelarsi non solo inefficace nell’effetto ricarica, ma anche controproducente.
Fin dall’alba dei tempi infatti, ci siamo evoluti su questo pianeta con una distinta alternanza tra notte e giorno (è proprio scritto nel nostro DNA), dove il giorno si svolgono le normali attività e la notte ci si riposa (questo ragionamento, vale anche per chi di notte lavora, perché nel corso del tempo ha maturato una variante del normale bioritmo e riesce tranquillamente a riposare di giorno come fosse notte).
Dormire più di 30 minuti il pomeriggio quindi, farebbe entrare in nostro sonno in fasi più profonde che dovrebbe attraversare solo durante il sonno notturno.
Gli effetti collaterali possibili quindi se si prolunga di troppo il sonno possono essere il mal di testa, l’insonnia notturna fino ad arrivare a sensazioni post-sbornia non appena svegli al pomeriggio, diciamo non il massimo per chi ha bisogno di essere attivo e produttivo.
La sonnolenza post pranzo
Un altro fenomeno molto interessante riscontrato è quello dell’improvvisa sonnolenza dopo pranzo, di cui tantissime persone sembrano soffrire. A cosa è dovuta? Diversi studi hanno analizzato i processi che portano alla sonnolenza post pranzo e hanno scoperto, che la sonnolenza altro non è che un sintomo collaterale delle intolleranze alimentari.
Se per esempio si mangia qualcosa a cui si è intollerante a pranzo, è molto probabile che uno dei sintomi di questa intolleranza quindi sia proprio la sonnolenza, che ci porta poi di solito sul divano a fare le bollicine col naso davanti alla TV. Le intolleranze infatti stanno aumentando in maniera quasi esponenziale nella popolazione, e se qualcuno afferma che sono in aumento semplicemente perché prima non si conoscevano, molti attribuiscono invece questo aumento alla minore qualità dei cibi che mangiamo.
In conclusione, se siete fortunati d’avere la possibilità di poter dormire post pranzo per una mezz’oretta al massimo, probabilmente dovreste provare farlo, ma occhio a non esagerare!