Epicondilite: cos’è e dove colpisce

L’epicondilite è una patologia che richiede pazienza per essere superata e adottando tutti gli accorgimenti del caso si potrebbe tornare alla normale funzionalità del braccio in un periodo di 1 – 3 mesi.



Che si sia appassionati di tennis o meno, tutti almeno una volta abbiamo sentito parlare di gomito del tennista, nome gergale di un disturbo molto diffuso e al tempo stesso molto poco compreso: l’epicondilite.

Di cosa si tratta esattamente? Si tratta di una sindrome dolorosa localizzata all’epicondilo laterale: la parte esterna del gomito. La causa scatenante della sindrome nella maggior parte dei casi sono una serie di microtraumi ripetuti a livello dei tendini dei muscoli estensori del polso e della mano.

L’epicondilite è dovuto all’eccessiva sollecitazione muscolare eccentrica e ripetuta. Anche fare attività che non si svolgono normalmente può essere causa di ipersollecitazione che poi si pone alla base della genesi della patologia.

L’epicondilite può venire per qualsiasi ragione. Che si tratti di sport o di lavoro non fa alcuna differenza, anche se spesso viene detta “gomito del tennista”. In questa guida scopriremo quali sono le principali cause, come riconoscerne i sintomi e, soprattutto, come si cura l’epicondilite.

I soggetti più a rischio: quali sono?

La patologia può colpire diversi tipi di sportivi. Non solo i tennisti, ma anche gli schermidori e i body builders possono esserne vittime. Se guardiamo invece alle categorie lavorative più a rischio vi sono:

  • Operatori di video terminali
  • Dattilografi
  • Idraulici e Muratori
  • Imbianchini e Pittori
  • Barbieri e Parrucchieri
  • Camerieri
  • Meccanici e Carpentieri

Insomma, è esposto al rischio chiunque faccia lavori manuali che implicano movimento del polso e sollevamento di pesi o situazioni che inducono microtraumi ripetitivi del gomito e del polso stesso. L’epicondilite si manifesta tipicamente tra i soggetti nella fascia compresa tra i 30 e i 50 anni.

Quali sintomi si accusano?

In genere i sintomi più diffusi sono quelli alla regione esterna del gomito, ma il dolore può anche irradiarsi lungo tutto l’avambraccio e tipicamente lo si avverte nei movimenti di estensione e supinazione.

Il dolore insorge facendo i gesti più comuni della vita quotidiana come stringere una mano, girare una chiave, avvitare una lampadina. Il dolore può essere anche accompagnato da una sensazione di debolezza dell’avambraccio.

La diagnosi può essere fatta dall’ortopedico che quasi certamente, se sospetta un’epicondilite, provvederà ad assegnare esami di approfondimento come l’ecografia che dimostrerà il grado di infiammazione dei tendini.

Come si cura questa patologia?

Nella prima fase che è quella più acuta in cui il paziente avverte dolore, il primo obiettivo è quello di ridurre l’infiammazione e il dolore a livello muscolare. I metodi più utilizzati per combattere il problema sono:

  • Riposo assoluto
  • Terapia farmacologica: in genere viene consigliato di assumere degli antiinfiammatori, ma questi da soli non riescono a risolvere il problema alla radice. Inoltre è sconsigliato assumere antiinfiammatori per più di 5 giorni consecutivi.
  • Crioterapia (con borse di ghiaccio)
  • Massaggi adeguati
  • Laserterapia
  • Ultrasuoni

Viene utilizzata anche la tecarterapia come cura, ma nella fase acuta della patologia la cosa più importante è restare a riposo e non sovraccaricare il gomito.

Giorno per giorno allo scopo di prevenire il sovraccarico dell’epicondilio è possibile utilizzare un tutore da applicare intorno alla parte dolorante, questo aiuterà ad evitare l’affaticamento del gomito e quindi a prevenire una ulteriore infiammazione.

L’epicondilite è una patologia che richiede pazienza per essere superata e adottando tutti gli accorgimenti del caso si potrebbe tornare alla normale funzionalità del braccio in un periodo di 1 – 3 mesi.

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