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Il caso di Omar Mohamed
Omar Mohamed, imprenditore calabrese di 39 anni, è al centro di una maxi inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, che ha portato al suo arresto e a quello di altre 15 persone. Le accuse nei suoi confronti sono gravi e comprendono usura, estorsioni, sfruttamento della prostituzione e riciclaggio di denaro, con l’aggravante del metodo mafioso. I beni sequestrati ammontano a milioni di euro, tra cui auto di lusso e locali commerciali, come il sushi bar Crudo, situato in via San Mamolo.
Le denunce della dipendente
Una delle testimonianze chiave proviene da una giovane dipendente del sushi bar, che ha denunciato Mohamed per vari reati, tra cui esercizio arbitrario delle proprie ragioni e violenza privata. La donna ha raccontato di essere stata sfrattata dalla casa in cui viveva, con Mohamed che entrava di nascosto e cambiava la serratura per impedirle di recuperare i suoi effetti personali. Inoltre, ha subito atti persecutori, con continui messaggi e minacce di licenziamento, creando un clima di paura e intimidazione.
Le misure cautelari e il rischio di intimidazioni
Il pubblico ministero Flavio Lazzarini ha richiesto un incidente probatorio per garantire la protezione della testimonianza della giovane, evidenziando il rischio di ritorsioni da parte di persone vicine a Mohamed. La situazione è complessa e delicata, poiché la giovane potrebbe subire pressioni per modificare le sue dichiarazioni. Nel frattempo, Mohamed rimane in carcere, assistito dai suoi legali, senza aver presentato ricorso contro la misura cautelare. Un altro indagato, Massimo Nicotera, con precedenti per associazione mafiosa, ha tentato di opporsi all’arresto, ma il suo ricorso è stato rigettato.