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La mononucleosi, conosciuta anche come “malattia del bacio”, è una malattia virale diffusa in ogni parte del mondo che colpisce soprattutto giovani uomini e donne di età compresa tra i 15 e i 30 anni.
A causarla è l’incubazione nell’organismo del Epstein-Barr virus (EBV). Il virus EBV appartiene alla famiglia degli Herpes virus e colpisce maggiormente i linfociti (le cellule che difendono il sistema immunitario) causando indebolimento generale, mal di testa, febbre alta e infezioni faringee.
Mononucleosi: contagio
La mononucleosi può essere trasmessa in due modi:
- Per via diretta: questa contaminazione avviene attraverso la saliva, motivo per cui questa patologia è chiamata anche malattia del bacio. Si può contrarre anche attraverso le secrezioni nasali (starnuti) oppure con quelle orofaringee (colpo di tossi). Non c’è una stagione in cui si è più a rischio di contagio, rispetto ad un altra. Una volta infettato l’organismo ospite, il virus EBV può rimanere dormiente e attaccare il malcapitato in presenza di stress e di un abbassamento delle difese immunitarie.
- Per via indiretta: questa contaminazione avviene invece venendo a contatto e utilizzando oggetti potenzialmente infetti quali spazzolini da denti, bicchieri, posate asciugamani, giocattoli. Questo tipo di contaminazione solitamente scatena la malattia nei bambini più piccoli.
Non è una malattia facilmente riconoscibile, perché il periodo di incubazione è molto lungo e, sopratutto, perché è asintomatica fino al raggiungimento della fase acuta. Nella maggior parte dei casi viene spesso confusa con l’influenza perché i sintomi sono molto simili: stanchezza e senso di spossatezza, febbre alta, mal di gola. Ha un decorso piuttosto lungo, tra i 30 e i 50 giorni.
Contagio nei neonati: rischi
La mononucleosi può essere contratta anche dai neonati e permanere a lungo nel loro organismo essendo spesso asintomatica e scambiata per influenza. Ricordiamo che i sintomi più comuni che spesso traggono in inganno sono mal di gola, febbre alta e faringite. Se trascurata nei neonati può avere conseguenze più serie quali miocardite (infiammazione del cuore), encefalite, orchite (infiammazione dei testicoli) e nei casi più seri può diventare meningite.
Va tenuta sotto controllo anche la milza: potrebbe aumentare di volume e in casi molto gravi rompersi. In rari casi, dato il coinvolgimento del sistema ematico (circolatorio), l’infezione da EBV può causare anemia emolitica e la conseguente “paralisi di Bell”, per fortuna solo temporanea, che blocca alcuni muscoli facciali.
Contagio in gravidanza: cosa fare
Se contratta durante la gravidanza, solitamente non è pericolosa per il nascituro. Tuttavia è chiaramente preferibile evitare il contagio, essendo anche una malattia resistente alle classiche cure antibiotiche e debilitante. Se si ha il sospetto di aver contratto il virus EBV, è opportuno fare per prima cosa un esame ematico (analisi del sangue) e rivolgersi subito al proprio ginecologo che provvederà a fare eseguire specifici controlli clinici che riguardano i linfonodi, il fegato e la milza che in presenza della malattia potrebbe ingrossarsi.
Nel caso in cui si abbia la certezza di aver contratto la malattia, bisogna osservare un periodo di riposo ed evitare sforzi eccessivi, in modo da non sovraccaricare l’organismo debilitato dall’infezione e impegnato nella gestazione.