(Adnkronos) – La spinta a donare un rene a uno sconosciuto, gesto di una generosità estrema quasi difficile da comprendere, viene dall'amore per la vita "quella con la V maiuscola". Dalla consapevolezza di "aver avuto molto" dall'esistenza: "Amore, successo, amici". E' "il mio modo di ringraziarla". Spiega così la sua scelta l'uomo che – sottoponendosi a controlli e a un intervento – ha donato il suo organo avviando così una catena che ha portato a salvare tre vite. E lui stesso a raccontarlo, pur mantenendo la riservatezza sull'identità, oggi durante la conferenza stampa del Centro nazionale trapianti a Roma per la prima donazione samaritana dal 2019. "A me – ha detto – è spettato l'onore di dare il calcio di inizio alla partita. Ma per questa vittoria abbiamo giocato in molti. Ognuno efficacemente nel suo ruolo. Ed è stata una bella vittoria. Abbiamo vinto 3-0". "Ho saputo – racconta – casualmente della donazione samaritana da una familiare di un trapiantato. Inizialmente ho cercato di avere delle informazioni. Ma pur essendo pugliese la risposta è arrivata dal centro trapianti di Padova". Qui è cominciato il percorso fatto di esami medici per accertare la buona salute, l'idoneità e per individuare "il ricevente e gli incroci possibili con altri donatori e riceventi all'interno della rete" dei trapianti. Per cinque giorni "ho anche potuto condividere del tempo con chi è stato trapiantato, partecipare alla nuova vita che per loro stava per iniziare. Ma sono stati anche cinque giorni per osservare la cura e la competenza di tutto il personale sanitario", evidenzia l'uomo ricordando il motivo profondo della sua scelta.
"Ho ricevuto salute, soddisfazione professionale, amore e amicizia. E mi sono chiesto – dice l'uomo che ha avuto diverse esperienze di volontariato – posso fare qualcosa perché questo grazie sia completo? Quando ho saputo della possibilità di donazione di un rene ho percepito che era possibile collaborare ancora di più come il buon samaritano, immagine del Gesù Evangelico. E per me, che sono un credente, è stata una gran bella opportunità di vita". "Il donatore samaritano – ha continuato – non destina il suo rene a una singola persona. Destinataria della donazione è la comunità che, attraverso criteri sanitari, decide a chi donare a sua volta l'organo. Amo ricordare quello che diceva Papa Francesco a commento della parabola del buon samaritano, ovvero 'è meglio non fare da soli'. E lo stesso buon samaritano della parabola evangelica cerca i collaboratori, come l'albergatore che accoglie il ferito". "Sinceramente, questo credo possa valere per tutti". La donazione degli organi dopo la morte "è una scelta di fiducia e di solidarietà che tutti possiamo fare. Che alla fine direi che costa poco", ha aggiunto evidenziando però, che "in tutta questa vicenda, siamo tre donatori di organi. Tre malati li hanno ricevuti. Abbiamo la grande competenza di più unità operative complesse in tre zone d'Italia, persino la Polizia di Stato che garantisce il trasporto del rene e di altri organi", ha concluso sottolineano l'importanza del 'gioco di squadra'. —[email protected] (Web Info)