Alternativa alla medicina tradizionale e completamente indolore, la riflessologia plantare è una tecnica di massaggio antichissima e utilizzata in molte parti del mondo. I reperti ritrovati in Cina e India dimostrano che questa pratica è conosciuta da millenni. In Egitto, precisamente nella tomba di Akhamahor, nota anche come la tomba del medico, è stato rinvenuto un dipinto murale raffigurante un medico intento a trattare i pazienti con una tecnica simile alla riflessologia. Il dipinto è datato al 2330 a.C.
In Occidente si inizia a parlare di riflessologia plantare solo dal 1900, ma pare che tecniche del genere fossero già usate da molto tempo. Sembra infatti che nel XVI secolo lo scultore Benvenuto Cellini si sia sottoposto a trattamenti effettuati mediante pressioni su mani e piedi per alleviare dei dolori fisici.
A reinventare la pratica, agli inizi del XX secolo, fu il medico William Fitzgerald. Lo statunitense scoprì che, esercitando delle pressioni su mani e piedi, era possibile compiere piccoli interventi chirurgici senza il bisogno dell’anestesia. Fitzgerald approfondisce gli studi e arriva così a disegnare la prima mappa di riflessologia. È considerato il padre della riflessologia moderna e l’apprendimento della materia si basa ancora oggi sui principi da lui enunciati.
Ma come funziona operativamente la riflessologia plantare? La tecnica prevede che il riflessologo eserciti una pressione in punti specifici del piede, che corrispondono a diversi organi del corpo. Si tratta quindi di stimolare delle zone “riflesse” del piede per dare beneficio a tutto l’organismo. Per questa ragione si parla di riflessologia plantare olistica (olos in greco significa “intero, totale”). Il termine olismo è stato coniato negli anni ‘20 dal filosofo Jan Smuts, secondo il quale un sistema non può essere considerato come la somma delle varie parti che lo compongono.
In riferimento alla riflessologia plantare, quando la tecnica viene utilizzata seguendo il paradigma olistico non ci si limita alla stimolazione delle zone riflesse del piede associate ai sintomi manifestati dal paziente, ma sono trattate tutte le zone che rivelano un disequilibrio di tipo fisico o psichico. L’approccio della riflessologia plantare olistica incide positivamente sul processo di autoguarigione.
Con la riflessologia olistica si ha un miglioramento della qualità di vita. Il suo contributo è prezioso, in particolare, quando non è possibile curare un disturbo assumendo farmaci perché il soggetto è allergico alle sostanze in essi contenute.
Essendo una pratica non invasiva, la riflessologia plantare può essere adottata come supporto alla terapia farmacologica, senza interferire con i trattamenti della medicina tradizionale. Si pensi ad esempio alle persone che accusano fastidi legati a diverse patologie. In queste situazioni la riflessologia plantare rappresenta un sostegno adeguato alle cure farmacologiche. Allo stesso modo, aiuta chi soffre di problemi causati dallo stress a ritrovare lo stato di benessere.