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Della sindrome da stanchezza cronica (CFS, Chronic Fatigue Syndrome) si sbaglia spesso la diagnosi. Questo perché i suoi sintomi sono comuni ad altre malattie, come la mononucleosi, la Fibromalgia, la malattia di Lyme, la sindrome post poliomelitica e malattie autoimmuni come il lupus o la sclerosi multipla. Inoltre non ci sono neanche test più specifici per la sindrome da stanchezza cronica di cui un operatore sanitario può avvalersi per diagnosticarne la patologia. Come fare, quindi, per diagnosticare correttamente la sindrome e trattarla in modo adeguato e tempestivo?
La diagnosi della sindrome
Per poter pensare a una diagnosi di sindrome da stanchezza cronica è necessario che la stanchezza sia inspiegata e resistente. Cioè, una stanchezza che non viene alleviata dal riposo. Inoltre, questo tipo di stanchezza comporta la riduzione di attività occupazionali, educative, sociali e personali. Chi soffre della CFS non è in grado di condurre la sua routine normalmente perché l’eccessiva e costante stanchezza glielo impedisce.
Determinante per la diagnosi è l’insorgere di quattro, o più, dei seguenti sintomi:
- riduzione sostanziale della memoria a breve termine o della concentrazione
- mal di gola
- linfonodi non allarmanti
- dolore muscolare
- dolore alle articolazioni senza gonfiore o arrossamento
- emicranie di nuova entità, modo o gravità
- sonno non ristoratore
- malessere post-esercizio che dura più di 24 ore.
Questi sintomi devono essersi protratti o ripresentati durante sei o più mesi consecutivi di malattia e non devono aver anticipato la stanchezza.
Anche un’accurata anamnesi clinica, un esame fisico e psichiatrico e degli esami da laboratorio sono cruciali per stabilire una diagnosi da Sindrome da stanchezza cronica al fine di individuare delle condizioni preesistenti per le quali si richiederebbe un trattamento.
Patologie connesse
Come già detto, la diagnosi della sindrome è particolarmente difficile perché la CFS ha molte caratteristiche in comune con altre malattie. Patologie che hanno gli stessi o similari sintomi della Sindrome da stanchezza cronica sono:
- Ipotiroidismo
- Apnea notturna
- Narcolessia
- Epatite B o C (soprattutto se non adeguatamente curate)
- Abuso di sostanze o alcool
- Grave obesità
- Lupus
- Sclerosi multipla
- Cancro
- Depressione
- Anoressia nervosa
- Bulimia nervosa
- Schizofrenia
- Disturbo bipolare
- Demenza.
I soggetti a rischio
I ricercatori hanno notato che ci sono alcune categorie di popolazione più a rischio di altre per quanto riguarda l’insorgere della CFS. La stanchezza cronica è più comune nelle donne tra i 40 e i 50 anni.
La cura
Purtroppo, non esiste un trattamento specifico ed efficace per la sindrome da stanchezza cronica. Il massimo che si possa fare è limitare i sintomi e cercare di convivere con la malattia.
Ecco alcuni consigli su come limitare gli effetti della sindrome e vivere meglio:
- Assicurarsi di dormire abbastanza e che il sonno sia di qualità, per evitare di accumulare ulteriore stanchezza
- Evitare di fare pasti particolarmente pesanti e difficili da digerire, soprattutto a cena
- Moderare l’uso di alcol, caffè e tè
- Limitare il consumo di zucchero e bevande gassate/zuccherate
- Evitare situazioni che sappiamo essere particolarmente stressanti e difficili da gestire
- Ritagliare dei momenti per sé nell’arco della giornata, in cui fare ciò che piace e che rilassa.