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Qualche volta, capita di aver fame di notte. Si spazia da un leggero languorino a un vero e proprio piccolo pasto. Uno spuntino notturno per essere precisi. Molti preparano la carbonara o si improvvisano chef, preparando pasta condita con ingredienti rimediati a caso nel frigorifero. Altri si accontentano di ciò che trovano fuori casa. Ad esempio allo stand dell’amichevole “paninaro”. Alcuni, presi dalla foga causata dalla fame si procurano qualsiasi cosa gli capiti sotto tiro. Dopo aver mangiato arriva quel fatidico momento. Quello di dover andare a dormire. Ovviamente accompagnato dal classico senso di colpa. Non ci si sente in pace con se stessi perchè si è ingerito qualcosa di troppo calorico. Si è trattato di uno “sgarro” eccessivo.
Se hai mai provato a perdere peso, è probabile che tu abbia sentito molti consigli. Il più delle volte vertono su calorie, carboidrati, depurazioni e altro ancora ma non sono richiesti. La saggezza popolare spesso sostiene che lo spuntino notturno peggiora il tuo girovita. Mentre una ricerca recente dà credito a questa affermazione, gli scienziati stanno cercando un’altra conseguenza ‘non invitante’ dello spuntino notturno. Pare che provochi un aumento del rischio di scottature.
La ricerca
Aspetta, un aumento del pericolo di scottature? Sì. Uno studio condotto dall’O’Donnel Brain Institute e dall’Università della California Irvine. Questo studio, guidato dal neurobiologo giapponese Joseph Takahashi, ha scoperto che i topi, nutriti solo durante le ore di luce (una tempistica insolita dato che sono animali notturni) sopportano maggiormente i danni alla pelle quando esposti alla luce ultravioletta (UVB) durante il giorno rispetto alla notte. I ricercatori ritengono che i tempi di nutrizione anormali potrebbero compromettere l’orologio biologico della pelle, come anche la produzione di xeroderma pigmentoso gruppo A (XPA), un enzima che ripara la pelle danneggiata dai raggi UV, che si è spostato per essere meno attivo durante il giorno.
I topi nutriti durante le ore notturne non hanno mostrato gli stessi cicli di XPA alterati e non erano altrettanto vulnerabili ai raggi UV giornalieri. “Questa scoperta è sorprendente” ha dichiarato il dottor Joseph S. Takahashi, presidente del corso di Neuroscienza presso il Southwestern Medical Center’s Peter O’Donnell Jr. Institute dell’Università del Texas. “Non pensavo che la pelle prestasse attenzione a quello che mangiamo”.
Lo studio, pubblicato nel numero di Agosto 2017 della rivista Call Reports, descrive come i roditori, nutriti nelle ore notturne come solito, non hanno mostrato che i cicli di XPA sono stati alterati. Inoltre tendevano meno a sostenere i danni dell’esposizione diurna ai raggi UV. Purtroppo sono necessarie ulteriori ricerche prima che gli scienziati possano giungere a dei risultati per l’uomo
“È probabile che se si consumano i pasti ad orari regolari, allora si è protetti meglio dagli UV nelle ore diurne” afferma Takahashi. “Se hai un orario di alimentazione anormale, questo potrebbe causare uno spostamento nocivo nell’orologio biologico della pelle, come nel topo”.
Perchè evitare il Mcdrive
McDrive di McDonald’s è così famoso, che ormai da anni è un servizio radicato nella cultura del noto fast food. È comodo poichè permette di ordinare qualsiasi tipo di junk food; da una semplice porzione a un maxi menù. Tutto questo, stando seduti sul sedile della propria automobile. Molto semplice e all’apparenza molto veloce.
Infatti, pare che uno studio pubblicato sulla rivista di business QSR, datato 2013, affermi che questo servizio non sia più celere come un tempo. Poichè i tempi di consegna di McDrive sono i più lenti degli ultimi 15 anni. Mediamente, un cliente, prima di essere servito, aspetta 3 minuti e 9 secondi. Che equivalgono a 10 secondi più della media del settore. Questa lentezza è incrementata rispetto allo scorso decennio.
McDonald’s non è l’unico colpevole. Anche il servizio offerto da Chick-fil-A è notevolmente rallentato. Questa inefficienza non dipende solo dalla qualità del servizio. A influire, è anche l’inserimento di prodotti più nuovi e ricercati, che non facilitano il lavoro dei dipendenti.
Il fatto del “drive through” non è affatto da prendere sotto gamba. Sam Oches, giornalista di QSR, ha affermato che «di solito costituisce il 60-70% del business di un fast food».
Il piano B
E il famoso Mcdrive e il takeaway adesso? Finché la scienza non proverà il contrario, mangia ad orari regolari per evitare potenzialmente il destino dei topi danneggiati dal sole.
Se hai fame bevi. Sembra assurdo ma, molto spesso per zittire il ruggito della fame basta un semplice bicchiere d’acqua. Aggiungi una fetta di lime o limone che hanno proprietà disintossicanti. Farai solo del bene al tuo corpo.