Le cause che scatenano la tiroide di Hashimoto sono ancora oggi sconosciute. Si crede che questo problema derivi dalla familiarità e da problemi ormonali. Consiste in una malattia di natura autoimmune in quanto i linfociti T, i globuli bianchi presenti nel sangue ,atti a difendere il sistema dagli agenti patogeni, tendono a infiltrarsi nella tiroide cercando di distruggerla e rendendo impossibile ogni funzionalità. Vediamo quali sono i sintomi tipici e quali le cure migliori.
Sintomi della tiroide di Hashimoto
La tiroide di Hashimoto provoca alcuni sintomi legati all’attacco da parte del sistema immunitario delle cellule della tiroide. La prima a comparire è quasi sempre un calo della temperatura corporea che tende ad abbassarsi anche molto. C’è anche un aumento di peso dovuto al rallentamento del metabolismo e un’importante ritenzione dei liquidi corporei che tendono a ristagnare. L’umore peggiora molto e viene seguito da una perenne stanchezza senza validi motivi. Questi sintomi sono subdoli, essi infatti non compaiono in modo netto, ma piuttosto compaiono progressivamente e senza destare sospetti. A volte può presentarsi il gozzo, ovvero un ingrossamento della ghiandola tiroidea tipica dell’ipotiroidismo.
Cure della tiroide di Hashimoto
Nel caso in cui si riscontri questo problema molto presto, è necessario continuare a monitorare l’andamento della malattia per non avere peggioramenti di alcun tipo. Di solito avviene anche la somministrazione di ormoni tiroidei sintetici.
Il miglior modo per alleviare i sintomi della tiroide di Hashimoto è quello di curare l’alimentazione. La prima cosa a cui si deve fare attenzione è non introdurre troppe calorie perché la tiroide autoimmune è una condizione che rallenta il metabolismo basale. Occorre poi mantenere una dieta che favorisca il giusto apporto di iodio. L’assunzione di questo minerale può essere aumentata mangiando alimenti come pesce di mare, alghe, molluschi, olio di cocco e sale marino iodato. Ci sono anche alcuni cibi come cavoli, broccoli, cavolfiori, soia, semi di lino, rape, ravanelli, miglio e tapioca che, se consumati, incrementano il consumo di iodio.
L’avena è un alimento utile per evitare che si formi il gozzo, inoltre è bene consumare cibi ricchi di selenio e zinco come ad esempio le noci brasiliane e i semi di zucca. Per migliorare il drenaggio dei liquidi, consigliamo di utilizzare la linfa di betulla oppure la tintura madre di pilosella.
Come la maggior parte delle patologie autoimmuni, anche questa risente di un consumo eccessivo di glutine e latticini: per questo è fondamentale ridurre il consumo di queste due sostanze. In questo modo è possibile infatti ristabilire il benessere intestinale e limitare l’infiammazione.
Dietista immagino…. Pieno di inesattezze