Transferrina alta e bassa: sintomi e come curarla

La transferrina è una proteina che trasporta ferro nel sangue. Vediamo quando è troppo alta o troppo bassa, ma soprattutto i diversi sintomi e come curarla.

La transferrina è la proteina che trasporta il ferro nel sangue. Si può trovare in due stati differenti: libero oppure saturo, ovvero legata alle molecole del metallo.

Transferrina: cos’è

I valori normali di questa sostanza nel sangue, generalmente, variano da un minimo di 240 mg/dL ad un massimo di 360 mg/dL. Sotto i 240 si parla di transferrina bassa, mentre sopra i 360 di transferrina alta. Il dosaggio di essa, in genere, è prescritto assieme alla sideremia (la quantità di ferro circolante) e alla ferritina (proteina con la funzione di deposito di ferro nelle cellule). Sono, infatti, necessarie tutte e tre per capire se vi possano essere delle anomalie a carico del metabolismo del ferro. La transferrina bassa, quindi, se valutata singolarmente, non può essere spia di un’anemia. Se, però, anche i valori della ferritina e della sideremia risultano bassi, è possibile soffrire di tale tipo di disturbo.

Ferro

Con il termine anemia si indica la presenza di un basso numero di globuli rossi. Si tratta di una condizione che, in genere, dipende dalla carenza di ferro. Ciò vuol dire che il ferro non è sufficiente per la sintesi dell’emoglobina necessaria all’organismo. Tra i sintomi dell’anemia ricordiamo vertigini, eccessivi livelli di stanchezza o debolezza, mal di testa, irritabilità, mancanza di respiro, battito cardiaco accelerato, colore della pelle pallido. Esistono, poi, altri sintomi come unghie e capelli fragili. E’ possibile che questo tipo di problema derivi da abitudini alimentari sbagliate oppure da problematiche relative a perdite di sangue, come gravidanza e ciclo mestruale.

Tra i sintomi, invece, di sovraccarico di ferro consideriamo perdita di peso, mancanza di energia, dolori articolari, stanchezza, mal di pancia, caduta dei capelli, problemi cardiaci. In molti pazienti, però, accade un’asintomatologia, che rende più difficile comprendere la reale presenza di questo disturbo.

L’esame della transferrina viene fatto per via endovenosa, tramite un prelievo di sangue da fare rigorosamente a digiuno. Questo perché altrimenti il ferro contenuto negli alimenti potrebbe andare a contaminare i risultati dell’esame. Dobbiamo considerare, però, che il risultato dell’esame potrebbe essere influenzato anche da altri fattori. Tra questi vi sono la presenza di una gravidanza, l’assunzione di alcuni tipi di farmaci, come contraccettivi orali o antibiotici, una recente trasfusione di sangue. Qualora si sia in presenza di questi casi, è sempre meglio avvertire il laboratorio di analisi in questione per evitare risultati falsati.

In alcuni casi, il medico può richiedere un particolare esame riguardante la saturazione. E’ un valore che viene espresso in percentuale e che varia da uomo a donna. La saturazione di un uomo dovrebbe aggirarsi tra una percentuale minima del 20% fino ad un massimo di 50%. Le donne, invece, dovrebbero avere un valore che va dal 15% minimo al 50% massimo. E’ un calcolo utile per capire se il soggetto possa essere in una situazione di carenza o eccesso di ferro. Sideremia e ferritina vanno sempre opportunamente controllate per avere indicazioni più precise circa il proprio stato di salute.

Così come la carenza di ferro, anche l’eccesso di ferro comportante delle conseguenze. Nel caso in cui non venga curato, può apportare problematiche come il diabete, l’ipogonadismo, la cirrosi epatica, fino ad un possibile tumore al fegato. L’emocromatosi è una malattia metabolica che porta l’organismo ad immagazzinare più ferro del normale. Il medico curante, nel caso in cui si accorga della presenza di percentuali troppo alte, è possibile che richieda altre analisi di routine, come la VES, l’emocromo, le transaminasi, gamma Gt e HFE.

L’avvelenamento da ferro è una condizione clinica che vede l’assunzione acuta o cronica di ferro. Si tratta di una manifestazione tossica da parte dell’organismo pari a 20 mg/kg. Fenomeni di tossicità acuta si registrano nel caos in cui i valori di ferro superino i 50 mg/kg. Sintomi comuni dell’avvelenamento da ferro sono la letargia, la febbre, ittero e colorito giallastro della pelle, ipotensione, coma, iperglicemia, necrosi epatica, fino ad arrivare alle convulsioni, diarrea, emorragie varie.

Transferrina alta: sintomi e come curarla

Nel caso in cui il valore della proteina nel sangue risulti alto si parla di ipertransferrinemia. Questa patologia indica una carenza di ferro, che potrebbe derivare da malattie problematiche già in atto. La dieta può aiutare a diminuire la presenza di ferro nell’organismo. Vi sono alcuni alimenti da evitare o consumare con moderazione.

Alimenti a rischio sono la carne, sia bianca che rossa, le uova, i legumi, il pesce crudo, i molluschi, i cereali integrali, l’alcool, tutti i cibi e i prodotti arricchiti con ferro. Attenzione anche alla vitamina C, che può aumentare le scorte di ferro nel nostro organismo. Tale vitamina, infatti, rende più assimilabile il ferro nel nostro organismo. Aumentano la biodisponibilità anche l’acido citrico e quello folico. Vi sono invece alcune sostanze che inibiscono l’assorbimento, come l’acido fitico, il tannico, le fibre e alcuni tipi di minerali. Il caffè, ad esempio, sembra diminuire il ferro nel nostro organismo.

Cause

L’ipertransferrinemia si verifica nei casi in cui si abbia un maggior fabbisogno di ferro. Ad esempio, in caso di emorragie, anemia sideropenica o ipossiemia. Sotto accusa anche l’uso di anticoncezionali orali, come la pillola. Anche casi di emorragia occulta sono sotto accusa, così come è fisiologico un aumento durante la gravidanza e durante la crescita dei bambini tra i due e i dieci anni.

Transferrina bassa: sintomi e come curarla

Esistono, invece, dei casi in cui i livelli di transferrina siano bassi nel nostro corpo. In questo caso, si parla di ipotransferrinemia. Essa si può verificare in alcune circostanze molto particolari. Rileva un eccesso di ferro nell’organismo. Esistono delle malattie che comportano un’assenza totale di questa proteina nel sangue. Si tratta di una malattia autosomica recessiva. Viene chiamata con il nome di atransferrinemia. Si tratta di una malattia molto rara.

Cause

Le cause sono riscontrabili in alcuni casi di malnutrizione, carenza proteica o cachessia. Diverse malattie epatiche possono far abbassare i livelli di tale proteina, come ad esempio la cirrosi, ma anche l’insufficienza epatica e l’epatite. Accusate anche le malattie renali, perché provocano la perdita di proteine attraverso le urine. Anche gli stati infiammatori cronici e acuti, l’emocromatosi e le ripetute trasfusioni possono essere causa di transferrina bassa. L’uso di alcune terapie, ad esempio, a base di cloramfenicolo (un antibiotico) oppure di ACTH possono diminuire i valori nel sangue.

Scritto da Alice Sacchi

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