Recentemente è scoppiato un focolaio di Trichinellosi, in Puglia nella città di Foggia. Scopriamo di cosa si tratta, che tipologia di infezione è e soprattutto come si contrae mangiando carne cruda o poco cotta di cinghiale e altri animali, che può anche essere fatale.
Trichinellosi: cosa è e i sintomi
Gli ultimi dieci casi di Trichinellosi in Puglia, alcuni ancora da verificare, che sono state infettate dal parassita, fortunatamente, non sono in gravi condizioni e si stanno curando a casa grazie a una terapia farmacologica. Ma ciò ha puntato i riflettori su questa infezione ancora poco conosciuta: la Trichinellosi. Di cosa parliamo?
La Trichinellosi, oppure trichinosi, è una zoonosi provocata da vermi cilindrici (nematodi) appartenenti al genere Trichinella. Si tratta un parassita che nella fase iniziale colpisce l’intestino per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano.
Le larve all’interno delle cellule nutrici riescono a sopravvivere anche per anni sia nell’uomo che negli animali, in attesa di essere ingerite da un nuovo ospite.
Nell’uomo la trasmissione della Trichinellosi avviene consumando carne cruda o non troppo cotta o anche lavorata e lavorando la carne di animali infettati, solitamente maiali e cinghiali.
Le larve vengono liberate nell’intestino tenue, penetrano la mucosa e poi diventano adulte nell’arco di una settimana. Tuttavia, la Trichinosi non si trasmette da persona a persona.
I casi vanno dalle infezioni asintomatiche a quelli particolarmente gravi e in alcuni casi può portare alla morte. Fra i sintomi più comuni troviamo:
dolori muscolari
debolezza
sudorazione
edemi alle palpebre superiori
fotofobia
febbre
L’infezione viene suggerita dalla presenza di marcata eosinofilia, leucocitosi, aumento degli enzimi muscolari (Cpk) e confermata attraverso esami sierologici, o biopsia muscolare positiva per Trichinella.
Trichinellosi: come curarla
In casi in cui ci si accorga di aver contratto la Trichinellosi, l’OMS raccomanda il trattamento con un antielmintico (ad esempio il mebendazolo o il pirantel) associato ad un anti-infiammatorio da iniziare al più presto dopo aver avuto la diagnosi. Come prevenire l’infezione? Ecco alcuni consigli.
L’infezione può essere prevenuta osservando le seguenti misure igienico-sanitarie indicate dall’Istituto Superiore di Sanità:
- La carne va consumata ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore (è sufficiente 1 minuto a 65°C). Il colore della carne deve virare dal rosa al bruno.
- La selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono essere esaminati da un veterinario per determinare l’eventuale presenza delle larve del parassita nelle carni.
- Se non si sa se la carne è stata sottoposta a esame trichinoscopico, è bene congelarla per almeno 1 mese a -15°C: un congelamento prolungato, infatti, uccide le larve.
- Se si allevano maiali, impedire che mangino la carne cruda di animali, anche ratti, che potrebbero essere stati infestati dal parassita.
- Quando si macella la propria carne in casa, pulire bene gli strumenti. Salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita.